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Indipendentemente dalle credenze personali, l'assistente sociale, nel prendersi cura di chi sta vivendo una condizione di particolare fragilità, non può prescindere dal conoscere il fenomeno religioso per poterlo utilizzare come risorsa comunicativa, per rimuovere gli ostacoli al benessere della persona e promuovere l'empowerment di ogni individuo o gruppo che richiederà il suo intervento. Nel lavoro con gli immigrati, per esempio, è necessario avere una conoscenza di massima delle espressioni religiose del popolo di appartenenza, altrimenti si rischia di vanificare qualsiasi intervento di aiuto che si voglia intraprendere. Non si deve avere paura di dire che il "contatto" attraverso la religione può abbattere molti muri. Questo libro, dunque, traccia una sorta di mappa di navigazione attraverso la storia della follia; gli attuali riferimenti legislativi; l'analisi del pensiero di alcuni psicoanalisti e teologi, per rispondere fondamentalmente a una domanda: "La religione fa bene alla salute mentale?". Ovviamente la risposta non sarà univoca: dipende da cosa si intende per religione, per fede; dipende se questi sistemi di credenze mettono al centro l'uomo e i suoi bisogni.